Perdonatemi la lunga assenza, ma questo viaggio alla ricerca delle origini mi ha risucchiato in un vortice di emozioni ed esperienze che necessitano una lucida riflessione prima di poter essere adeguatamente condivise.
È giunto il momento del rientro e, con profonda malinconia, tento invano di accettare l’idea del mio ritorno in terra italiana.
Tutti coloro che hanno varcato i confini del grande continente africano sanno bene cosa sia il “mal d’Africa” ma, nel mio caso, tale definizione appare riduttiva poiché non esprime completamente la sensazione che provo in questo momento.
Non lascio dietro di me solamente un continente, un paese, con tutte le sue bellezze umane e naturali, ma una famiglia che ho goduto per troppo poco, degli amici che in poco tempo sono diventati come fratelli, dei luoghi che ormai non hanno più segreti e in cui mi sento a casa, grazie all’affetto e alla condivisione di tutti quelli che mi hanno accolto a braccia e cuore aperti.
Per sigillare questo momento di solitaria nostalgia e in attesa dei prossimi post in cui vi racconterò meglio la mia esperienza, vi offro questo breve assaggio:

Lahou Kpanda
LA RICERCA
In movimento,
l’animo vagabondo
non segue i pensieri.
Loro vorrebbero incatenarlo,
renderlo stanziale,
un cittadino,
integrato.
Lui, segue il suo peregrinare
infrangendosi contro le delusioni
di un mondo in cui non ha terra.

Pescatori all’embouchure di Lahou
Non trova pace,
errando
nelle percezioni,
nei luoghi.
Un passato di domande,
un presente di disillusioni,
un futuro di dubbi.
Dentro freme.
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