Le alleanze inter-etniche sono dei patti di non-aggressione e di sostegno reciproco tra i differenti gruppi etnici (oltre 65 nel paese), stabilite dagli antenati sulla base di storie reali o leggendarie. L’origine di questi patti poteva dipendere dalla necessità di risolvere delle ostilità o suggellare la condivisione di circostanze della vita tra popoli, come durante i lavori forzati in epoca coloniale in cui gruppi diversi si incontravano ed erano costretti alla convivenza in situazioni di estrema difficoltà.

Ogni alleanza è costituita tra due gruppi specifici che sono obbligati a garantirsi un’ospitalità impeccabile e fornirsi aiuto, soccorso e assistenza reciproca in caso di bisogno. Lo scopo iniziale era ovviamente quello di mantenere pace ed equilibrio all’interno delle varie comunità, ma anche quello di creare dei legami di complicità tra gruppi diversi basato sull’auto-derisione. Infatti, gli alleati sono autorizzati a prendersi in giro reciprocamente e ogni membro deve accettare lo sguardo critico e i luoghi comuni sulla propria etnia.
Per questa ragione, nei rapporti di alleanza sono tollerati, anzi fondamentali, offese e insulti reciproci senza il rischio di provocare reazioni negative o violente, come in un gioco delle parti in cui ci si provoca a vicenda e si tenta di dimostrare con la dialettica le migliori qualità proprie e della propria etnia, facendo allo stesso tempo risaltare le debolezze di quella del proprio alleato. Le situazioni che ne derivano sono spesso divertenti e ci si separa alla fine con una pacca sulle spalle, anche se la cosa può andare ben oltre.
Ancora oggi, ad esempio, un membro di un gruppo può offendere e insultare un suo alleato senza che quest’ultimo reagisca male, ma può anche obbligarlo a rendergli dei servizi (ragionevoli) come ad esempio mangiare gratis nel suo ristorante, pretendere di essere ricevuto con il massimo del rispetto e poter addirittura interrompere una cerimonia pretendendo di ricevere dalla parte dei presenti un dono specifico e impedire la prosecuzione delle celebrazioni (persino un funerale) finché la richiesta non verrà soddisfatta, senza che nessuno lo cacci, lo aggredisca o lo insulti.

Le alleanze riposano quindi sull’accettazione reciproca di insulti, battute, scherzi, mancanze di educazione e rispetto inseriti all’interno di un struttura rituale che rievoca il patto siglato e trascendono l’età, il sesso, lo status sociale e le circostanze. Esse permettono di dissimulare le conflittualità esistenti trasformandole in scherno ed evitando così i conflitti reali; hanno il potere di oltrepassare tutti i codici sociali, morali e biologici.
In questo modo ognuno prende coscienza della propria identità, ma allo stesso tempo coltiva l’umiltà di riconoscere non soltanto i punti di forza del proprio gruppo ma anche le sue debolezze, attraverso lo sguardo esterno e impietoso degli altri. La cosa affascinante di questa tradizione non è quindi soltanto rappresentata dalla capacità di valorizzare la propria cultura senza alcun complesso di inferiorità verso le altre, a cui si porta in ogni caso rispetto, ma il fatto che si crei un equilibrio generale attraverso un incrocio di alleanze che tendono a riportare tutti sullo stesso piano. Non esiste un’unica etnia dominante rispetto ad altre subalterne, ma tutte si trovano a turno in situazioni di vantaggio/svantaggio rispetto alle altre.
Questa dinamica sociale, che può apparire incomprensibile a un osservatore esterno, rappresenta una delle ragioni per le quali la Costa d’Avorio è considerato uno dei paesi più ospitali ed accoglienti della regione, in cui la tendenza generale, anche nella vita di tutti i giorni, è quella di evitare la conflittualità in ogni ambito sociale.
Proprio questa capacità da parte della popolazione di accettare la diversità culturale che la caratterizza, determina una grande apertura degli ivoriani verso gli altri ed è stata anche una delle ragioni per le quali le crisi politiche che si sono susseguite negli anni, anch’esse presentate erroneamente come conflitti inter-etnici o religiosi, non hanno mai avuto una portata e una durata tali da determinare guerre civili interminabili come avvenuto altrove.
Anzi, queste alleanze sono state addirittura uno strumento centrale delle strategie di riconciliazione nazionale a seguito dell’ultima crisi post elettorale e gli appelli o le iniziative che ne promuovono la valorizzazione sono molteplici, in contrasto con posizioni assai diffuse, soprattutto in occidente, che vedrebbero il loro superamento come benefico, senza tenere probabilmente conto di quanto tali tradizioni contribuiscano a limitare lo spazio di strumentalizzazioni ben più pericolose.

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