Una delle cose che mi fa più ridere e al tempo stesso riflettere è come cambi la percezione nei miei confronti da un lato all’altro del Mediterraneo. Mi riferisco alla percezione del colore e a tutte le implicazioni culturali e i pregiudizi, positivi e/o negativi, a esso collegati.
Viaggiando e vivendo tra l’Italia e la Costa d’Avorio, se non mi ritenessi una persona mediamente equilibrata, sarei costretta ad autodiagnosticarmi una sorta di schizofrenia identitaria aggravata da personalità bipolare. Vite parallele, ruoli distinti e abitudini differenti: un quadro agghiacciante! 😕
In realtà questa situazione non si discosta molto dalla realtà, ma fortunatamente riesco, per il momento, a tenere tutto sotto controllo. Restate comunque pronti a consigliarmi un bravo psichiatra…non si sa mai!
Nel concreto, di cosa si tratta?
Inizierò da un’apparente semplice questione linguistica che, in realtà, esprime intrinsecamente tutta la complessità del mio caso.
Arrivo in Costa d’Avorio e sono:
- La blanche – francese standard;
- La Benguisse – francese popolare;
- Gansi – dialetto etnico avikam;
Arrivo in Italia e divento:
- La nera – italiano standard;
- La negra – italiano popolar-razzista;
- Quella di colore – italiano buonista/politically correct.
E questo all’infinito per ogni andata e ritorno! 😯
Come prima cosa vi faccio notare il diverso peso dei due gruppi di espressioni, nel senso che nel primo caso non c’è un risvolto negativo, ossia nessun significato implicito di tipo dispregiativo, anzi, il fatto di essere considerata bianca, oltre a identificarmi come una banconota di euro ambulante, racchiude un’immagine di superiorità, oltre che economica, anche di status. Nel secondo caso è completamente l’inverso!
Eh eh, dopo decenni in cui ti hanno affibbiato il ruolo della nera, quindi della diversa, associandoti spesso a tutti gli stereotipi e le ingiurie sui neri, quindi: “hai il ritmo nel sangue”, “ma come parli bene l’italiano”, “ma da voi esiste internet/il cellulare (in sintesi, la modernità)?”, “ma questi capelli li lavi?”, “ma davvero ti abbronzi!”, “negra di merda!”, “torna al tuo paese!”, “non esistono negri italiani!”, “sei bella per essere nera!”, “ma sei musulmana?”, “ma che fai atletica?”, “la donna nera ha una sensualità da pantera!”, “ma parli anche l’africano?” e via dicendo, mi ritrovo in una realtà capovolta.
Il termine bianco, in effetti, non è strettamente connesso a una questione di melanina, indica più che altro uno status sociale, la percezione che gli altri hanno di te che vieni dal “mondo dei bianchi”. Io sono figlia di una coppia mista, quindi non molto scura di carnagione, ma anche se fossi stata nerissima, sarei stata percepita come “la bianca”, cioè quella che viene dall’Europa (come capita spesso anche a coloro che emigrano all’estero e poi tornano al paese di origine, magari per le vacanze).
Questa è una prima grande differenza, perché ciò che ti rende bianca è la tua provenienza, il tuo modo di parlare, di comportarti, di pensare, non solamente il tuo colore; mentre qui puoi pure essere nata all’isola Tiberina, nel cuore di Roma, parlare italiano con l’inconfondibile accento romano e gesticolare come Carlo Verdone, ma se la tua pigmentazione e i tuoi lineamenti sono anche solo leggermente riconducibili a mamma Africa, sempre nera e straniera resterai!
In realtà, tutto il mondo è purtroppo vittima degli stereotipi, quindi su questo punto le due percezioni in parte si equivalgono, la vera differenza è che il bianco in Africa è considerato in maniera molto più positiva rispetto al nero in Europa. Essere “bianca”, nell’immaginario collettivo, vuol dire essere istruita, vivere nell’agio, avere la fortuna di viaggiare nel mondo senza vedersi rifiutare il visto d’ingresso, avere un potere d’acquisto che ti consente di soddisfare sfizi e bisogni primari, in sostanza: essere una privilegiata! Questo comporta un atteggiamento dei locali quasi di riverenza, che implica (volendo comportarsi da neocolonialista, che non è il mio caso!) avere la possibilità di saltare le file negli uffici, avere il posto migliore sui mezzi pubblici, avere la commessa che ti segue col cestino mentre fai la spesa, essere il cliente d’onore nei locali, chiedere qualsiasi cosa e ottenerla. In controparte, sei anche costretto a contrattare il doppio per raggiungere un prezzo adeguato quando acquisti qualsiasi cosa…
Quindi, in sostanza, se in Italia la gente m’identifica come la straniera che dovrebbe parlare male la lingua, avere una condizione socio-economica e intellettuale inferiore, un atteggiamento selvaggio, una visione arretrata e un talento infuso dal colore per il ballo e lo sport, in Costa d’Avorio mi vedono come la straniera che parla una lingua più raffinata e con l’accento, ha una condizione socio-economica e intellettuale superiore, una mentalità moderna, uno spirito aperto ed è automaticamente una schiappa con il ballo e lo sport!
Sono le ironie della vita 😀
Non è stato però difficile per me far capire alle persone che non rispecchio assolutamente questo stereotipo, come non rispecchio quello della nera in Italia e nessun altro stereotipo probabilmente. Ed ecco che emerge un’altra grande differenza: nell’arco di qualche mese, la percezione che gli altri hanno di me si è ridefinita. Avendo sangue ivoriano ed essendo completamente inserita nel tessuto sociale locale, per molti ormai non sono più “la bianca”, ma la “sorella” per gli amici, “la figlia” per gli anziani, “la zietta” per i bambini e “la mamma” per i conoscenti e gli sconosciuti di pari età.* E in Italia? Beh, sono l’“amica” per i miei amici, la “sorella” per i miei fratelli, la “figlia” per la mia mamma, la “zia” per mio nipote e la “straniera” per tutti gli altri. Ora trovate voi la differenza!
Ad ogni modo, lo scopo di questo post non era di dimostrare che gli ivoriani sono molto accoglienti e gli italiani un poco razzisti, ma che ci posso fare se così pare? Non dico “è”, ma “pare” giusto giusto un attimino ;-).
E io come me la cavo in tutto questo?
Partendo dal presupposto che sono un gemelli, ho una doppia cultura, un doppio cognome, una doppia nazionalità, ossia sono per definizione il doppio di me stessa, mi trovo molto a mio agio con questa complessità, anzi, per molto tempo il fatto di aver accantonato una delle due realtà mi ha reso una persona incompleta.
Nella vita pratica decido quindi di rimanere fedele a me stessa e sfuggire a tutte le definizioni che vorrebbero intrappolarmi da un lato o dall’altro delle frontiere, delle sfumature o delle possibilità che questa dualità offre. Non sarò mai una semplice italiana e nemmeno una semplice ivoriana, sono e sarò entrambe le cose sentendomi a casa da un lato e dall’altro del mare.
E a tutti quelli che rifiutano parte delle loro radici o l’idea che qualcuno possa essere contemporaneamente europeo nero in Europa e africano bianco in Africa dico: non sapete quante ricchezze di questo bel mondo vi state perdendo e forse non potrete mai comprendere la vera potenza liberatoria del vivere fuori da ogni schema imposto dal preconcetto. Peace!
*Sempre nell’idea che i legami familiari in Africa non si basano esclusivamente sui legami di sangue, la reciprocità tra la gente, la condivisione del quotidiano e il rispetto per le persone care si manifesta anche attraverso il linguaggio e tutti questi termini indicano un legame di prossimità con l’altro. Il termine “maman”, in particolare, è un appellativo che esprime rispetto nei confronti della donna, anche se sconosciuta.
Anche mio padre è della Costa d’Avorio mentre mia mamma è milanese, ma io non vado giù dal 1990, mentre mia sorella è stata una volta sola nel 1998. Ora che ho un figlio sarebbe anche giusto finché abbiamo tempo di poter conoscere la bisnonna, ma io non parlo francese, solo spagnolo e italiano.
"Mi piace""Mi piace"
Gli ivoriani sono un popolo accogliente, quindi la lingua potrebbe essere un problema facilmente superabile soprattutto se hai ancora parenti che possono guidarti durante il soggiorno. Sarebbe una bella esperienza da fare per te, tuo figlio e la tua famiglia ivoriana, quindi se puoi facci un pensierino ☺
"Mi piace""Mi piace"
Mi sembra che tu voglia, puntualizzando sulla tua condizione, fartene un vanto. Vogliamo parlare anche di complessi e di intelligenza? Dall’assenza di colori (il nero), alla somma di tutti i colori (il bianco), basta fare la scelta di non fermarsi all’apparenza.
Personalmente ci ho messo un pò di tempo prima di realizzare che in un paese di “negri” fossi discriminato come “bianco” (mi manca un termine che richiami il colore e sia anche dispregiativo per bianco……….a te, da italiana abbronzata più esperta di me, l’onore). Giancarlo
"Mi piace""Mi piace"
Non si tratta di puntualizzare, ma di raccontare la mia esperienza e condividere le mie personali riflessioni su razzismo e meticciato. Tu leggendo vedi il vanto, io scrivendo esprimo il senso di orgoglio per quel che sono..questione di punti di vista! Se non trovi una parola che in italiano attribuisca un senso negativo e/o dispregiativo a “bianco” è perché non esiste…quindi mi farei due domande!
"Mi piace""Mi piace"
Di domande me ne faccio (e te ne faccio) una sola: e se da bianco (in un paese di neri) costruissi un blog in cui intendessi esprimere il mio orgoglio per essere quello che sono e lo legassi al colore della mia pelle, tu cosa ne penseresti? E’ la banale riproduzione a scopo di sopravvivenza della specie (o similari motivazioni, fisiologiche al peggio della natura umana) il presupposto alle teorie razziali. Se sei orgogliosa per quel che sei è, forse, perchè sei il “frutto” di una coppia che si è riconosciuta in un progetto di vita, tanto più fortificato quanto più le condizioni al contorno si dimostravano difficili (una coppia che, soprattutto, non ha oggi paura di sottoporsi al tuo stesso giudizio). Per lo meno mi auguro che sia così e non sia una replica anche peggiore (subdola) di quanto avviene nella maggioranza dei casi………….. ed a qualsiasi latitudine. E’ soprattutto su questo che dovresti rivolgere le tue riflessioni. Rimando al formidabile monologo finale di Spencer Tracy in “Indovina chi viene a cena”. Giancarlo
"Mi piace""Mi piace"
Caro Giancarlo, leggendo il mio blog puoi renderti facilmente conto che il tema del colore è solo una parte della questione, ma che volente o nolente condiziona spesso il nostro vivere quotidiano in quanto italiani neri. Il colore diventa importante, e credo sia giusto rivendicarlo (come tutti gli aspetti culturali che ci appartengono), nel momento in cui è anche, se non soprattutto, sulla base di quello che non mi/ci si riconosce l’appartenenza a questa cultura e a questo paese. Il tuo esempio non calza perché non si tratta di uno straniero che arriva in un paese di bianchi o di neri in base al caso, ma di qualcuno che qui è nato e cresciuto, ciononostante, si trova ancora a dover giustificare agli altri il perché non rientri nei canoni della bianchezza italiana! Quando dico di essere “orgogliosa” non mi riferisco all’apparenza della mia persona, ma al grande bagaglio multiculturale che mi porto dietro, alle opportunità che mi sono state offerte di conoscere e vedere il mondo ed apprezzarlo nella sua diversità, al fatto di sentirmi italiana e ivoriana allo stesso tempo. Mi spiace che tu non colga l'(auto)ironia con la quale affronto queste tematiche, ma ti invito ad approfondire la mia visione delle cose dando una sbirciatina sul sito, magari riesci a cogliere il vero spirito con il quale condivido le ,ie riflessioni
"Mi piace""Mi piace"
Come sempre analisi impeccabile e scritta in modo egregio (e non lo dico solo perché mi piace il tuo modo di scrivere). 😉
Quello che descrivi lo hanno e lo vivono tutti i meticci d’Italia ed in altre forme anche in Francia o peggio in Spagna. Il problema principale della cultura (ed anche della non cultura) italiana ed europea è nel fatto di negare alcun tipo di apporto da parte degli altri continenti della “grandezza intellettuale umana” dell’apporto “allo sviluppo”, quindi razze inferiori. Se poi si considera pure il rifiuto di tutto ciò che non si riesce a classificare e rinchiudere in definizioni il gioco è fatto, usi la parola “diverso” come esemplificazione negativa (come essere ne carne ne pesce); personalmente considero la diversità una ricchezza quello che per esempio in musica ha prodotto un sacco di opere stupende.
Volevo solo concludere che l’educazione dei figli da parte delle coppie miste ha un ruolo ancora più importante per una società che voglia dirsi veramente multiculturale e democratica, proprio perché bisogna dare le basi solide e forti per fronteggiare non solo i razzisti ma le difficoltà date dagli stereotipi razzisti..
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie Fe 😉 Concordo con te su tutto e ti ringrazio perché mi hai anche fatto venire un’illuminazione su uno dei prossimi post: l’attegiamento delle coppie miste rispetto a educazione/razzismo (y). Inoltre, ti segnalo, se non lo hai già visto, questo documentario: “Trop noire pour être française” http://ecrans.liberation.fr/ecrans/2015/07/01/regardez-trop-noire-pour-etre-francaise-en-exclusivite-sur-liberationfr_1340776 Baci
"Mi piace""Mi piace"
Si avevo visto già, e ne approfitto per segnalare un articolo correlato a questo discorso ed al documentario comparso sull’internazionale!
😉
http://www.internazionale.it/opinione/igiaba-scego/2015/07/18/italiani-neri-bianchi
"Mi piace""Mi piace"
bellissimo…credo che un domani in parte si rispecchieranno pure le mie bimbe nel tuo racconto…ma nel frattempo spero che la mentalità bigotta, razzista/nazista, ignorante di questa Italia cambia in meglio…ho ancora un lumino acceso di speranza
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Federica e grazie! Come si dice, la speranza è l’ultima a morire anche se ne resta solo un lumino 😉 Comunque siamo tanti ormai, singolarmente e in gruppo, a tentare di cambiare l’immaginario collettivo e mi auguro veramente che le tue bimbe e i loro coetanei possano diventare adulte in un’Italia pronta ad accettare e valorizzare anche la loro bella diversità!
"Mi piace""Mi piace"
ho letto pure io!!e anche se mi manca la “duplicita’” biologica fidati che ti capisco!!!:) e mi fa piacere sapere che ci sara’ sempre qlc al mondo che capisce e alo stesso tempo riesce a farlo capire al resto del mondo. (per lo meno quello mentalmente in grado 😉 ) un bacione Pa!!
"Mi piace""Mi piace"
Eh lo so che mi capisci, infatti ti ho pensato un sacco mentre scrivevo questo post! 😉 Baci a te e grazie per essere un’assidua lettrice. 😊
"Mi piace""Mi piace"
Mi è piaciuto molto questo articolo. L’ho letto tutto d’un fiato. Ottima analisi del problema che a quanto pare non è per te un problema. Mi sembra che tu ti trovi benissimo in questa tua duplice vita e ciò mi fa piacere e mi tranquillizza. Un bacione 😘 mamma
"Mi piace"Piace a 1 persona
Forse è più un problema per gli altri! 😉 Ti adoro ❤
"Mi piace""Mi piace"