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Mi sono sempre chiesta perché quando io e mia sorella facevamo casino in casa mio padre irritato diceva: “smettetela che fa caldo!”.

Non trovavo un nesso logico tra il nostro inquinamento acustico e le condizioni climatiche e mi dicevo che avrebbe potuto trovare anche una scusa più convincente per zittirci.

Sono passati tanti anni e solo ora, qui in Africa, mi è tutto più chiaro!

È arrivata la stagione estiva e il sole inizia a diventare invadente. Pur essendo fornita di ventilatore, la percezione è quella di trovarsi di fronte a un caminetto, poiché l’aria che ne esce è la stessa calda e afosa che circola in tutta la stanza.

Di colpo, interrompono la corrente, quindi anche quel flebile soffio caldo che ti accarezza la pelle scompare silenzioso. Sono le tre del pomeriggio e, pur di concedermi una mezz’oretta di relax dopo pranzo, esco nel cortile con la mia stuoia alla ricerca di uno spiraglio di vento. Niente da fare! L’unica cosa che circola nell’aria sono gli schiamazzi dei bambini. Adoro i bambini, ma in questo momento vorrei solo pace, silenzio e aria fresca, invece…

Fa caldo e non riesco a dormire, fa caldo e non ho la forza di uscire, fa caldo e neanche una doccia può evitarmi di sudare, fa caldo e le loro vocine stridule rimbombano nella mia testa, mentre il muezzin della moschea di fronte chiama i fedeli con l’altoparlante e il gallo con il jet lag canta chicchirichi come fossero le 5:00 del mattino.

Mangio un cocco sperando mi dia un po’ di energia, ma in realtà penso che l’unica soluzione per sfuggire a questa canicola sarebbe partire per una giornata in laguna. Troppo tardi!

I bambini corrono, saltano, si rotolano, urlano, cantano, fischiettano e mi chiedo come facciano a non sentirsi sfiniti. Una voce maschile tuona: “Quittez là ! Il faut arreter ça, il fait chaud !”, ossia “Via di là! Smettetela, fa caldo!”.

OMG 😮 si accende come una lampadina nel mio cervello e quelle banali parole dette da mio padre assumono un senso carico di empatia.

Quella frase quasi insensata che mi irritava tanto, qui diventa un leitmotiv che trova il suo pieno significato nelle calde giornate africane e mi dimostra ancora una volta come sia facile perdersi nel nostro microcosmo culturale, quando invece spesso basterebbe immedesimarsi nel mondo dell’altro, sforzandosi di comprenderlo, per riuscire a capirsi ed interpretarsi.