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doll-testVivere in una società a prevalenza bianca può avere delle ripercussioni profonde e spesso inconsapevoli in termini di autostima e accettazione di se stessi, determinando reazioni che potremmo racchiudere nella definizione generica di razzismo interiorizzato.  L’assenza o la scarsità di modelli positivi in cui identificarsi e l’inevitabile sofferenza di confrontarsi quotidianamente con pregiudizi e stereotipi negativi, spinge molti neri a maturare un senso d’inferiorità e di rifiuto per loro stessi e per tutto ciò che, soprattutto esteticamente, li caratterizza come tali.

Pensate ai casi più eclatanti come la fobia di Michael Jackson per il colore della sua pelle o le numerose attrici e cantanti nere che rinunciano ad una capigliatura naturale in favore di tiraggi o parrucche. Se però Angiolina Jolie diventa la donna più sexy del pianeta, allora possiamo anche sdoganare le labbra carnose ma,  il naso a patata continua a non essere attraente, quindi vai con il bisturi e il finto naso alla francese!

Da questo punto di vista, è molto interessante uno studio condotto negli anni ’40 dagli psicologi afroamericani Kenneth Bancroft e Mamie Phipps Clark, che idearono un test per studiare gli effetti psicologici della segregazione sui bambini neri, noto come il “test della bambola”. Esso consisteva nel mostrare ai bambini presi in esame due bambole, una nera e una bianca, che differivano esclusivamente per il colore della pelle, ponendo loro delle domande volte a determinare la loro percezione sulla razza e la loro preferenza. Quasi tutti i bambini identificarono con facilità la razza delle bambole, tuttavia, quando venne chiesto loro di indicare la bambola che preferivano, la maggior parte scelse quella bianca, alla quale attribuiva caratteristiche positive. I coniugi Clark presentarono loro anche le sagome disegnate di alcuni bambini e chiesero loro di colorarle con la loro carnagione. Molti dei bambini riempirono le sagome con matite bianche o gialle.

I coniugi Clark conclusero che il pregiudizio, la discriminazione e la segregazione portavano i bambini neri a sviluppare un senso di inferiorità e di inconsapevole rigetto.

Nel 2006, la regista statunitense Kiri Davis ricreò il test della bambola e lo documentò nel breve filmato intitolato “A girl like me”, di cui vi propongo un estratto con sottotitoli in italiano. Credo che il risultato ottenuto, a circa 60 anni di distanza dal test dei coniugi Clark, sia deprimente ed illustri l’argomento meglio di qualsiasi parola. E non ditemi che, trattandosi degli Stati Uniti, questo non ci riguarda, perché sono convinta che in Italia la questione identitaria sia ancora più disastrosa!

Sottotitoli di PAG