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discriminazione razziale, Peggy McIntosh, privilegio bianco, razzismo interiorizzato, Unpacking the Invisible Backpack, white privilege
Come promesso nel precedente post, vi propongo la lista stilata dalla dott.ssa Peggy McIntosh all’interno del suo saggio sul privilegio bianco intitolato “White Privilege: Unpacking the Invisible Backpack” (1989).
Essa è composta da 26 condizioni individuate dalla McIntosh che rappresentano alcuni dei quotidiani effetti positivi derivanti dal colore della sua pelle e dall’appartenenza al gruppo culturalmente predominante nella società americana.
Alcuni vantaggi si riferiscono a situazioni maggiormente frequenti nella realtà statunitense ma, con un po’ di elasticità, possono essere perfettamente riadattati alla realtà nostrana. Inoltre, dobbiamo tenere conto dell’epoca in cui sono stati pensati, perché fortunatamente, nell’ultimo ventennio, qualche piccolo miglioramento è stato fatto.
Nel suo saggio, la McIntosh sottolinea il fatto che la scelta delle condizioni menzionate tenga conto principalmente dei vantaggi ottenuti in relazione al colore della pelle, trascurando volutamente alcune variabili come la classe sociale, la religione, le origini etniche o la posizione geografica, le quali, tuttavia, risultano essere strettamente interconnesse e ugualmente rilevanti in termini di discriminazione.
Ho pensato di fornirvi una traduzione dei punti citati dalla McIntosh aggiungendo una piccola riflessione personale che, in qualche modo, possa offrirvi anche un’altra prospettiva (in cui credo possano identificarsi molti neri), che costituisce il punto di vista diametralmente opposto:
1 – Se voglio, posso quasi sempre organizzarmi per essere in compagnia di persone della mia razza.
Se dovessi sentire l’esigenza di condividere la maggior parte del mio tempo con persone della mia razza sarei additata come una che si ghettizza e che non vuole integrarsi.
2 – Se dovessi trasferirmi, sono quasi sicura che potrei affittare o acquistare un’abitazione in una zona che potrei permettermi e in cui vorrei vivere.
Dovrei innanzitutto trovare un padrone di casa privo di pregiudizi, che non avrebbe problemi a cedermi la sua dimora e che non mi riterrebbe, in quanto nera, una presenza dannosa in grado di trasformare la sua abitazione in una baracca puzzolente. Solo in seguito potrei considerare tutto il resto.
3 – Sono abbastanza convinta che i miei nuovi vicini sarebbero neutrali o gentili con me.
Leggo già nelle loro menti: “Ormai non sembra neanche più di essere in Italia! Tutti questi neri sporcano, puzzano, spacciano e rovinano il decoro del quartiere, le case si svalutano e tra poco vivremo nel nuovo Bronx!”
4 – Posso quasi sempre andare da sola a fare shopping con la certezza di non essere seguita o molestata.
Mi capita spesso di essere seguita nei negozi, non perché vogliano rapirmi, ben inteso, ma per il timore che, essendo nera, possa rubare qualcosa dagli scaffali. Inoltre, una delle poche certezze di una donna nera è quella di essere importunata con approcci volgari o essere considerata come un esotico oggetto sessuale.
5 – Posso accendere la televisione o aprire la prima pagina di un giornale e vedere le persone della mia razza ampiamente rappresentate.
In questo caso posso al massimo trovare le immagini di un giocatore di calcio che è uscito dal campo per i cori razzisti, un cantante rap che è stato arrestato per possesso di armi, una top model in topless con il nuovo fidanzato o una Ministra paragonata ad una scimmia. Per il resto, qualche attore e poco altro.
6 – Quando mi parlano del nostro patrimonio nazionale o di “civiltà”, mi dimostrano che sono le persone del mio colore ad averli resi come sono.
È uno dei principali leitmotiv degli ultimi anni, la ragione per cui molti si oppongono al multiculturalismo e sbarrano le frontiere. Il patrimonio culturale e religioso dell’Italia non appartiene ai neri e ad esso non dovrebbero poter contribuire neanche in futuro.
7 – Posso essere sicura che ai miei figli vengano distribuiti materiali curricolari che testimoniano l’esistenza della loro razza.
Non ho figli, ma se non ricordo male la mia razza compare nei libri di scuola solo quando entra in gioco la colonizzazione, quindi la mia razza sembra esistere ma solo in funzione di quella bianca, rispetto alla quale appare generalmente inferiore.
8 – Se voglio, posso quasi sicuramente trovare un editore per questo articolo sul privilegio bianco.
Se scrivo qualcosa sull’argomento, mi considerano sicuramente una che porta acqua al suo mulino, quindi, non sono da prendere troppo in considerazione.
9 – Posso entrare in un negozio di musica e trovare la musica della mia razza, in un supermercato e trovare gli alimenti di base adatti alle mie tradizioni culturali, in un parrucchiere e trovare qualcuno che sappia tagliare i miei capelli.
Diciamo che l’avvento di internet ha aperto le porte a nuove opportunità e, con un po’ di ricerca, posso reperire musica, cibo e prodotti di bellezza. Tuttavia, nel 2013, per fare una spesa di prodotti africani o trovare un parrucchiere che non mi distrugga i capelli afro devo attraversare l’intera città e spendere almeno il doppio (e sono fortunata perché vivo in una grande città!).
10 – Se pago con assegni, carte di credito o contanti, posso contare sul fatto che il colore della mia pelle non rappresenti un ostacolo per apparire finanziariamente affidabile.
È sintomatico lo spiacevole inconveniente in cui è incappata a Zurigo la conduttrice statunitense Oprah Winfrey. Una commessa italiana si è rifiutata di venderle una borsa di lusso pensando che lei, in quanto nera, non potesse permettersela.
11 – Nella maggior parte dei casi, posso organizzarmi per proteggere i miei figli dalle persone a cui potrebbero non piacere.
Non ho figli, ma se i vostri sono neri, rassegnatevi! È inevitabile che siano offesi, derisi o umiliati da affermazioni o comportamenti intolleranti. Però non disperate, impareranno da soli a sapersi difendere!
12 – Posso imprecare, indossare abiti usati o non rispondere alle lettere senza che le persone attribuiscano tali scelte all’immoralità, alla povertà o all’analfabetismo della mia razza.
Se sono educata, parlo correttamente e vesto alla moda le persone attribuiscono queste scelte all’influenza positiva della mia permanenza in Europa. Ecco un raro esempio di nera civilizzata!
13 – Posso parlare in pubblico a un gruppo di uomini potenti senza sottoporre a critiche la mia razza.
Vedi le offese alla Kyenge.
14 – Posso ottenere buoni risultati in una situazione impegnativa senza essere considerata un onore per la mia razza.
È il primo avvocato di colore iscritto all’albo! È la prima atleta di colore a vincere una medaglia in questa disciplina! È il primo dipendente di colore a lavorare per la nostra azienda! E via dicendo…Come se quel “colore” (che poi è il nero!) sottolineasse la straordinarietà dell’impresa.
15 – Non mi è mai stato chiesto di parlare per tutte le persone del mio gruppo razziale.
Ma VOI come fate questo… Ma VOI siete abituati a fare quello… Ma VOI chi??? I milioni di neri sparsi per il mondo?
16 – Posso ignorare la lingua e le tradizioni delle persone di colore che costituiscono la maggioranza mondiale senza che la mia cultura sia penalizzata da tale inconsapevolezza.
Il problema qui non si pone! Grazie ai secoli di colonizzazione, i neri sono ormai preparatissimi sulla lingua e sulle tradizioni dei bianchi ed è più probabile che abbiano dimenticato le loro lingue e tradizioni. Anche perché, in caso contrario, sarebbero esclusi da qualsiasi dinamica sociale.
17 – Posso criticare il nostro governo e parlare del mio timore per le sue politiche e per la sua condotta senza essere percepita come una persona culturalmente estranea.
Se dovessi farlo rischierei di perdere la mia cittadinanza italiana perché figlia di coppia mista non pienamente integrata? No, chiedo! Perché di questi tempi non si sa mai…
18 – Sono abbastanza sicura che se chiedessi di parlare con “il responsabile”, mi troverei di fronte una persona della mia razza.
Sono abbastanza sicura che se chiedessi di parlare con “il lavapiatti”, non mi troverei di fronte una persona della sua razza.
19 – Se un agente della polizia stradale mi ferma o se l’Agenzia delle Entrate esegue dei controlli sul mio reddito, posso essere sicura che non mi abbia scelto a causa della mia razza.
La nostra Agenzia delle Entrate discrimina più che altro i pensionati e i lavoratori dipendenti, per tutti gli altri controlli sono già fortunata se non sospettano che io abbia falsificato la mia carta d’identità, rubato la mia auto o nascosto un carico di droga nel portabagagli.
20 – Posso facilmente acquistare poster, cartoline, libri illustrati, biglietti di auguri, bambole, giocattoli e riviste per bambini che mostrano persone della mia razza.
Io no. Non sarà forse per questo motivo che molti neri sono affetti da ciò che viene definito “razzismo interiorizzato”? Si tratta della tendenza ad immedesimarsi con la razza predominante, percependo la propria razza, o addirittura se stessi, come inferiori. Si manifesta nel rifiuto verso i propri simili, nell’appropriarsi dei pregiudizi diffusi nei loro confronti o nel desiderio di cancellare qualsiasi caratteristica fisica che possa accomunare se stesso alla propria razza (es. stirare i capelli, schiarire la pelle, modificare i lineamenti del viso, etc.).
21 – Posso tornare a casa dalla maggior parte degli incontri di organizzazioni cui appartengo con la sensazione di farne parte, piuttosto che sentirmi isolata, fuori posto, in minoranza, inascoltata, tenuta a distanza o temuta.
Io posso tornare a casa con la percezione di essermi sentita con gli sguardi addosso, a disagio, in posizione minoritaria, disturbata da domande invadenti, falsamente accettata o snobbata.
22 – Posso ottenere un lavoro presso un datore di lavoro che adotta politiche a sostegno delle minoranze senza che i colleghi sospettino che abbia avuto il mio posto grazie alla mia razza.
Qui non esistono politiche a sostegno delle minoranze ma, sicuramente, il colore della pelle ha avuto spesso un peso maggiore rispetto alle mie competenze.
23 – Posso scegliere un luogo pubblico senza temere che alle persone della mia razza sia proibito entrare o che esse siano maltrattate nei luoghi che ho scelto.
Posso solamente scegliere di evitare i posti in cui mi sia stato proibito entrare o in cui io o qualcuno della mia razza sia stato vittima di discriminazione (e non sono pochi!).
24 – Sono sicura che se avessi bisogno di assistenza legale o medica la mia razza non mi creerebbe problemi.
Credo che se avessi bisogno di assistenza legale o medica la mia razza potrebbe crearmi problemi.
25 – Se la giornata, la settimana o l’anno stessero andando male, non avrei bisogno di chiedermi se ogni episodio o situazione negativa possa avere un risvolto razziale.
Ormai ho imparato a riconoscere automaticamente le situazioni negative con risvolti razziali e a non farmi rovinare le giornate, le settimane o gli anni da tali episodi, perché, essendo una costante, la mia vita sarebbe altrimenti un inferno.
26 – Posso scegliere un fondotinta o una benda color “carne” che sia più o meno simile alla tonalità della mia pelle.
Mi sono rassegnata a non utilizzare il fondotinta e ad escludere il color “carne” dal mio vocabolario cromatico, per evitare di sentirmi dire: “Questa è la tonalità più scura che abbiamo! (un bianco leggermente abbronzato)” o di apparire provocatoria richiedendo una “benda color carne bianca”.
Queste considerazioni rendono tangibile il concetto teorico del privilegio bianco, fornendo una serie di circostanze concrete che, purtroppo, potrebbero essere arricchite con molti altri esempi quotidiani.
Spero ci riflettiate su, perché, che siate bianchi o neri, una maggiore consapevolezza di se stessi facilita i rapporti con gli altri soprattutto quando si parla di diversità.
Si precisa che l’utilizzo del termine razza, per indicare persone di diverso colore, è motivato esclusivamente da una scelta stilistica derivante dalla necessità di mantenere fedelmente il linguaggio utilizzato dall’autrice nel testo originale.
Non deve essere facile integrarsi completamente in una società che per il 90% è razzista e anti-semita come la stessa società italiana nonchè quella capitalista americana.
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Esatto! L’unico aspetto positivo in tutto questo è che, se riesci a mantenere la stima in te stesso e a non farti annientare psicologicamente, diventi sicuramente una persona più forte.
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bah antisemita direi proprio di no, almeno non ad oggi, direi invece una societa’ islamofobica e decisamente xenofoba.
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